TAO AFI. Lettera a Antonio Tajani

Bruxelles, 6 Luglio 2008

Signor Vice-Presidente,

riferendomi alla mia lettera del 27 Maggio 2008 e ai contatti intercorsi con il Suo gabinetto, nella persona del Dr. Carlo de Romanis, desidero confermarLe il grande interesse dei sindacati TAO/AFI, Action et Défense Lussemburgo e di Athena l'associazione per la difesa e la promozione delle lingue ufficiali della Comunità Europea, a intrattenersi con Lei in vista di azioni per la difesa del plurilinguismo in seno alle istituzioni europee, con un particolare riguardo nei confronti dell’italiano che risulta essere la lingua più discriminata dai dispositivi messi in atto dalla Commissione.

In particolare, saremmo interessati a rilanciare il progetto di “Convegno  sul plurilinguismo nelle istituzioni Europee e in Europa” che la Commissione aveva acconsentito a finanziare e coordinare, su richiesta di un gruppo di funzionari europei sostenuti e spinti da numerose associazioni e istanze della società civile, al fine di identificare le linee direttrici per la promozione e la difesa delle lingue ufficiali degli Stati Membri in seno alle istituzioni e europee e agli stessi Stati Membri.

Allo scopo di preparare questo Convegno, la Commissione ha deciso di tenere una riunione preparatoria al fine di selezionare le questioni prioritarie da trattare nell'ambito del Colloquio stesso. La riunione preparatoria ha avuto luogo il 27 e 28 Gennaio 2003, con la partecipazione di esperti degli Stati Membri, significativamente rappresentati da personalità di alto livello, ed è stata un vero successo, in termini di contributo intellettuale e di riflessione sui legami tra lingua e cultura e tra cultura e potere economico.  In questo ambito, gli esperti hanno messo in evidenza la necessità di definire e adottare parametri obiettivi per l’uso delle lingue, basati sulla popolazione e sui criteri di rappresentatività in uso nelle istituzioni europee e si sono pronunciati alla quasi unanimità per un plurilinguismo effettivo, in seno alle istituzioni europee e in Europa, in quanto pilastro dell'identità europea e incarnazione concreta della sua ricchezza e diversità culturale.

A dispetto del successo ottenuto dalla riunione preparatoria, la Commissione non ha finora realizzato il Convegno stesso che avrebbe dovuto fornire criteri condivisibili sull’uso delle lingue ufficiali e dar luogo a un “Codice di buona condotta” ad uso delle istituzioni comunitarie e degli Stati Membri, venendo a mancare, in tal modo, non solo all'impegno preso ma a una delle sue prerogative istituzionali fondamentali, quella di  identificare, nelle materie di competenza comunitaria, l'interesse generale e fare proposte per salvaguardarlo e renderlo vigente. Al contrario, l’attuale Commissione, con la messa in opera delle linee d’azione suggerite dal Rapporto Maalouf, sembra dimenticare che le sole lingue che costituiscono materia comunitaria sono le lingue dei Trattati, ovvero le lingue ufficiali degli Stati Membri.

Abbiamo il dovere di mettere in evidenza il fatto che, nella messa in opera delle proprie politiche linguistiche, la Commissione non procede più a consultazioni formali con gli Stati Membri ma costituisce gruppi di lavoro estemporanei con esperti privi di competenze specifiche e di qualsiasi diretta responsabilità istituzionale, i quali  rappresentano solo se stessi.  Nello stesso ambito, la Commissione consacra risorse umane e finanziarie alle lingue dei Paesi terzi e perfino all’esperanto, aderendo a richieste fantasiste delle lobbies della lingua unica, invece di attaccarsi alla problematica delle lingue ufficiali degli Stati Membri che sono le sole che cadono sotto la sua competenza e responsabilità.

È necessario ricordare che, nel contesto delle istituzioni europee, i cittadini degli Stati Membri sono destinatari di disposizioni, regolamenti, politiche che li coinvolgono direttamente, la qual cosa rende obligatorio un loro convolgimento nel processo di integrazione. Per questa ragione, risulta indispensabile trovare un equilibrio tra lingue e popolazione, allo scopo di soddisfare il più gran numero di cittadini con l’uso corrente di un numero adeguato di lingue e cercare al contempo soluzioni alternative per le lingue meno usate, quali programmi “ad hoc”  e altre facilità. La Commissione non può continuare a imporre un sistema linguistico che lascia scoperto più del 90°/° dei cittadini europei.

Per l’insieme delle ragioni esposte, Signor Vice-Presidente, desideriamo intrattenerci con Lei al fine di esaminare le possibilità d’azione in questo importante settore di attività della Commissione. Per questo motivo prederemo contatto con il Suo Gabinetto all'inizio di Settembre per fissare una data per tale incontro".

In allegato, le trasmettiamo il resoconto della riunione preparatoria del Convegno summenzionato che contiene indicazioni importanti e dal quale bisognerebbe ripartire.

Voglia gradire, Signor Vice-Presidente, l’espressione della mia più alta stima,

 

Daniela Mormile