“Manifesto per la difesa e la promozione della lingua italiana”

Consapevoli delle discriminazioni che la politica linguistica dell’Unione Europea pratica nei confronti dell’italiano e delle altre grandi lingue di cultura dell’Europa ad esclusivo  beneficio della lingua del potere economico e militare dominante,

Consapevoli della minaccia che, sotto la copertura della globalizzazione, incombe  sul modello culturale europeo erede della civiltà greco-romana,

Consapevoli degli ostacoli che si pongono, in Italia stessa, alla corretta pratica della lingua italiana ivi incluso nelle strutture pubbliche e nelle sedi istituzionali,

Convinti che la questione della lingua italiana debba essere affrontata d’urgenza con un piano d’azione a tre livelli : Europa, Mediterraneo e Mondo, livelli di pari importanza ma di diversa priorità,

Persuasi che la priorità assoluta è quella di affermare il ruolo dell’italiano in seno alle istituzioni europee, le quali, mediante una politica linguistica tendente all’unilinguismo, inadeguata alle esigenze del progetto di integrazione, incidono negativamente quanto alla piena partecipazione dell’Italia al processo in corso e fanno perdere di vista ai cittadini italiani e europei il sentimento di appartenenza all’Europa, patrimonio comune di valori e di idee, di tradizioni e di speranze,

A) Stigmatizziamo, con forza, quanto segue.

  1. L’imbarbarimento del vocabolario corrente, che influenza il pensare collettivo, unito al progressivo venir meno della lingua e dell’identità italiane nella formazione scolastica e universitaria e nell’informazione di massa.
  2. La completa sostituzione, in alcuni corsi di laurea, dell’italiano con l’inglese e l’affrancamento dalle tasse universitarie, in favore della seconda, nel caso di possibile opzione tra le due lingue.
  3. I gravi pericoli derivanti da quanto al punto precedente per il futuro del patrimonio culturale italiano, non ultima la minaccia di una sorta di rampante prevaricazione culturale di ispirazione anglosassone, specie nelle aree metropolitane e sub-metropolitane economicamente agiate, dando spazio ad una pericolosa forma di neobravismo.
  4. Il mancato apprendimento dell’italiano, da parte degli studenti stranieri, non ritenendolo essenziale, nello svolgimento del programma di corso, allorché è veicolo di una specifica forma di pensiero, matrice della nostra cultura e della nostra creatività,  innescando, in tal modo, i presupposti per il formarsi di “ghetti protetti” estranei e incontrollabili per l’insieme del mondo accademico. Il tutto in aperto contrasto con quel processo di integrazione voluto invece, a giusto titolo, per i lavoratori immigrati.
  5. La scarsa, quand’anche inesistente, efficacia dell’intervento delle autorità italiane in difesa della lingua nazionale, pesantemente discriminata in sede europea.

B) Esigiamo una pronta e decisa inversione di marcia, a partire proprio da una risoluta e determinata  azione delle autorità italiane, e auspichiamo :

  1. L’istituzione di un organo di tutela della lingua italiana, in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che abbia come compito di ripristinare, in sede europea, l’uso della lingua italiana al livello che le compete.
  2. L’istituzione di scuole italiane, in Paesi e aree di grande  presenza italiana e di pregnante strategicità, a tutela dei cittadini italiani  ivi residenti, che il percorso scolastico e formativo in una lingua straniera pone in posizione di svantaggio, nei confronti dei propri connazionli, sia sotto l’aspetto culturale, sia sotto quello, più concreto, di un’eventuale occupazione presso istituzioni pubbliche o private italiane.
  3. La creazione, presso il Ministero degli Affari Esteri, di un Ufficio per la messa in          opera di una strategia a respiro europeo, volta a mettere in evidenza il ruolo formativo dello studio delle lingue, ad iniziare da quelle di maggiore portata culturale, in un’ottica di coesione, di corresponsabilità e di reciprocità. Particolare attenzione dovrà essere accordata alle lingue dei Paesi che vantano  legami storici  con l’Italia  e a quelle di uso corrente in determinate aree del territorio nazionale italiano (francese e tedesco).
  4. La creazione di un organismo di portata mondiale,  con  il compito  di elaborare una  strategia coerente per la messa in opera di  politiche a favore dell’italiano e del patrimonio culturale ad esso legato, facendo anche leva sulla presenza massiccia di comunità di origine italiana in aree geografiche di rilevante interesse per il ruolo della lingua e della cultura  italiana e del modello umanistico che essa naturalmente veicola.
  5. L’organizzazione di eventi per la difesa e la promozione della lingua italiana in date ed luoghi strategicamente più adeguati per la crescita ed il consolidamento del suo peso nel panorama geopolitico europeo e internazionale.
  6. La dissuasione dall’abuso di termini e locuzioni non in lingua italiana, dalle  espressioni più comuni a certo gergo dell’informazione, sino alle definizioni, tutte in lingua inglese, dei ruoli negli organigrammi dei Servizi Pubblici e della Pubblica Amministrazione nonché di molte piccole e grandi aziende italiane, disponendo, al contrario, benefici economico-fiscali per quelle imprese italiane operanti all’estero che si fanno, concretamente, veicolo della nostra lingua e della nostra cultura  attraverso la stessa, propria, attività o mediante iniziative collaterali.
  7. La revisione del sistema scolastico italiano in direzione di quell’identità classica e          umanistica che non è puro accademismo ma, da sempre, alla base del pensiero logico forgiatore della migliore formazione scientifica, tecnica e filosofica italiana.

“L’Italia non è mai stata una razza o un’espressione geografica. L’Italia è un’idea e un modo di concepire il Mondo: l’Italia è universale.” (Anonimo)

 

Firmato:
Allarme Lingua, Trieste
Athena, Bruxelles
Lega Nazionale, Trieste