Athena

Langues d'Europe

Lettera a Paolo Mieli 21 II 2005

Paolo Mieli
Direttore del Corriere della Sera
Via Solferino 28
20121 Milano

Signor  Direttore,

Leggo con costernazione il dibattito sull’italiano da Lei aperto, a giusto titolo, sul Corriere della Sera e in particolare le dichiarazioni del nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Il problema delle lingue d’Europa e in particolare dell’italiano in seno all’Europa comunitaria è molto mal posto anche da persone che godono di una posizione di prestigio intellettuale  indiscutibile quali Francesco Sabatini e Ernesto Galli della Loggia, per non parlare di Diego Marani, il quale conosce bene i termini del problema ma non è nella posizione di potersi esprimere apertamente.

In quanto funzionara della Commissione Europea ho pagato e continuo a pagare di persona le mie prese di posizione sulla questione linguistica e so quindi di che cosa parlo.

Non si può chiedere a tutti di esporsi alle rappresaglie del pensiero dominante che sta diventando pensiero unico, mi pare tuttavia che, se rimane ancora uno straccio di democrazia in Italia e in Europa, i problemi vanno posti nella loro realtà per dar modo ai cittadini di restare tali e non diventare un branco di pecore belanti, privi di punti di riferimento, quanto all’interesse generale dell’Italia e dell’Europa, che possano ispirare le loro scelte.

In ragione di quanto sopra, mi permetto inviarle copia di una lettera scritta a Romano Prodi nelle sua qualità di Presidente della Commissione Europea, sulla questione linguistica,  e un articolo, da me pubblicato su Civiltà Europea all’inizio dello scorso anno, che fa il punto della situazione sulla questione dell’italiano. Se lo desidera potrei adattarlo per il Suo giornale.

Ho scritto molti altri articoli sul tema delle lingue d’Europa ma poco e niente in Italia. Sarei molto lieta di mettermi a Sua disposizione per apportare i dovuti chiarimenti su questo tema, ovviamente, a titolo del tutto gratuito.

Voglia gradire, Signor Direttore, i miei  più didtinti saluti,

Anna Maria Camogrande