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Langues d'Europe

Il Plurilinguismo del Commissario Leonard Orban

Durante la scorsa primavera, c’è stato un gran da fare per il Commissario Europeo al Multilinguismo Leonard Orban e lo scrittore franco-libanese Amin Maalouf coordinatore del Rapporto che porta il suo nome. I giornali hanno reso conto di riunioni in vari Paesi d’Europa per presentare il Rapporto Maalouf nelle Università e nei templi della cultura europea. In Italia ci sono stati vari incontri tra i quali quello all’Università di Perugia e quello all’Accademia della Crusca. Tutti sembrano inneggiare al « Multilinguismo » del Rapporto Maalouf e all’abilità del Commissario Orban che ha fatto il primo passo verso un’Europa Multilingue. In effetti, né il Commissario Orban, né Lo scrittore Amin Maalouf hanno mosso paglia in favore del multilinguismo europeo perché l’Europa Multilingue è un « fatto » che nemmeno un miracolo potrebbe cambiare.

La Comunità Europea è, attualmente, costituita da ventisette Paesi con ventitré lingue ed è perciò definita « Multilingue ». Altra cosa è il « Plurilinguismo » praticato dalle istituzioni e dai cittadini europei, che consiste nella capacità degli stessi  a comprendere, scrivere, esprimersi e lavorare, in più lingue. Il fatto che l’Europa comunitaria sia « Multilingue » non è un vantaggio in sé è un dato di fatto, tutt’altra cosa è che essa pratichi queste lingue e che sia dunque « Plurilingue ». C’è da chiedersi se la sottigliezza sfugga alla Commissione Europea o se si giochi volontariamente sull’equivoco.

In effetti,  il Rapporto Maalouf non è,  perniente, il primo passo sulla buona strada, è il primo passo su una pessima strada, quella che crea confusione tra ciò che costituisce materia comunitaria e che perciò è di competenza della Commissione Europea, vale a dire le lingue ufficiali degli Stati Membri, che sono poi le stesse che la regolamentazione in vigore attribuisce alla Comunità Europea, e ciò che non costituisce materia comunitaria, vale a dire la cultura e tutte le altre lingue, le quali restano di competenza esclusiva degli Stati Membri in quanto tali e per le quali la  di.

Ciò significa che la Commissione Europea e le altre istituzioni, mentre hanno il diritto e il dovere di mettere in atto politiche comunitarie allo scopo di salvaguardare e di rendere effettivo lo statuto che i Trattati e la regolamentazione comunitaria accordano alle lingue ufficiali degli Stati Membri, non hanno alcun diritto di regolamentare la cultura e lo status di altre lingue, quali esse siano. La posizione presa da Orban di creare il Gruppo di esperti, che ha prodotto il Rapporto Maalouf, e di andare in giro per l’Europa a promuoverlo è una posizione pasticciona che non tiene conto delle prerogative della Commissione e del dispositivo dei Trattati europei. In altri termini, Orban non riempie i suoi compiti e non fa il mestiere per il quale viene pagato dai cittadini europei poiché, invece di predisporre politiche comunitarie per la salvaguardia delle lingue ufficiali degli Stati Membri dell’Unione, si occupa della Cultura che non è di sua competenza, che non è nenche materia comunitaria e va in giro per l’Europa spedendo abusivamente le risorse del budget della Comunità. Questo significa che Leonard Orban, che ha da poco integrato la Commissione Europea, è stato molto mal consigliato dai membri del suo Gabinetto e dai Servizi che sono alle sue dipendenze.

Il Commissario Orban e gli altri Membri della Commissione, che, è opportuno ricordarlo, è un Collegio, devono essere coscienti del fatto che è necessario e urgente superare il dilettantismo del quale fanno prova, sulla questione linguistica europea, e che le interferenze del British Council nelle politiche comunitarie relative alle lingue ufficiali della Comunità Europea, diventano sempre di più intollerabili. In questo modo non stanno facendo l’Europa ma stanno sfasciandola, definitivamente, approfittando del fatto che i cittadini europei, per il momento, sul piano dell’informazione e anche fisicamente, sono ancora relativamente distanti da queste problematiche che, in sede europea, vengono affrontate con estrema leggerezza.

Leonard Orban non ha la minima idea di che cosa sia il plurilinguismo europeo dei Trattati e del Regolamento 1/58, si arrampica sugli specchi e s’immagina di essere a capo di una ONG che può definire autonomamente il suo campo d’azione, non un Membro della Commissione Europea.  Il British Council lo ha preso in mano appena arrivato e lo possiede totalmente, con il ben noto « pragmatismo » anglosassone costituisce la sua anima nera e gli fa mettere in opera le proprie strategie che si abarbicano sulle posizioni privilegiate che le politiche coloniali del XIX Secolo hanno conferito all’inglese e che non hanno nessuna attinenza con la situazione attuale e con l’identità dell’Europa in fieri.

Anna Maria Campogrande