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Italia: la Pubblica Istruzione, le Missioni Militari, le Alleanze

In questa campagna elettorale vuota di contenuti ma piena di chiacchiere, chiacchiere che, per di più, non hanno neanche il profumo genuino di un’elaborazione personale spontanea ma sembrano ispirate da strategie esterne, lontane dai problemi concreti della gente, dai suoi reali bisogni, dai valori del popolo italiano. Una campagna elettorale piena di demagogia dove gli avversari si attaccano, in mala fede, tanto per far scena, su cose dette dagli uni e dagli altri le cui interpretazioni sono un insulto all’intelligenza del cittadino che assiste esterefatto al massacro mediatico. Tutto ciò perché, a parte delle timide promesse sulle tasse e sulle pensioni, al limite, sui rifiuti che hanno invaso le strade di Napoli, non c’è più niente da dire agli Italiani che vanno a votare perché non c’è più niente di italiano nei programmi che le diverse fazioni si preparano a mettere in opera. I nostri politici sono tutti presi in una corrente di scelte obbligate che vengono, dritte dritte, dalle strategie planetarie che le élites dell’economia e della finanza internazionale preparano, molto accuratamente e a getto continuo, per colonizzare i popoli del Mondo. Queste scelte, non solo non calzano all’Italia, agli Italiani, al nostro modello di civiltà ma non calzano praticamente a nessun Paese del Mondo perché mirano solo a favorire gli affaristi che sono riusciti a esautorare lo Stato con le sue prerogative e le sue responsabilità nei confronti dei suoi propri cittadini.

L’Italia è, ormai da decenni, un Paese colonizzato in via di sottosviluppo dove una buona parte della popolazione ha subito il lavaggio del cervello a causa di molteplici influenze subite senza il filtro della propria identità perché l’identità, i valori che ci distinguono dagli altri popoli, sono stati demonizzati e stampati a lettere di fuoco come una vergogna da nascondere.

Nessuno parla ad esempio della Pubblica Istruzione, della Scuola italiana che è stata smantellata dalle successive riforme fino a diventare l’ombra di se stessa, del tutto incapace di conferire una formazione adeguata a chicchessia. Sotto la morsa di consiglieri fraudolenti, la scuola italiana è passata da una Pubblica Istruzione in grado di fornire al Paese non solo le élites intellettuali delle quali lo Stato ha bisogno per funzionare ma anche i professionisti, gli artisti, le maestranze, gli artigiani, indispensabili alla vita civile, al progresso e alla prosperità, ad una scuola di classe dove solo i ricchi possono accedere a una formazione adeguata che assicuri loro un posto nella società.

In regime democratico, è la Pubblica Istruzione che deve garantire la formazione dei cittadini, non già sulla base del censo ma a tutti e a ciascuno secondo le proprie, personali, capacità. Capacità che non sono legate al ceto, è piuttosto vero il contrario perché lo Spirito soffia dove vuole e l’intelligenza, non essendo una prerogativa esclusiva di una qualsiasi classe sociale, deve, necessariamente, essere coltivata là dove si trova. La scuola non è fatta per far sentire tutti uguali nella mediocrità, la scuola è fatta, anzitutto, per insegnare agli allievi a ragionare con la propria testa, a saper fare le proprie scelte tenendo conto anche dell’interesse generale, a sapere assumere le proprie responsabilità sul piano personale e sul piano della collettività. La scuola è anche fatta per insegnare la fratellanza e l’amore del prossimo, il vivere insieme con pari diritti e pari dignità pur nella diversità insita nella natura umana. Nel caso della Pubblica Istruzione, la Democrazia vuol dire dare a tutti i cittadini pari opportunità e quindi un’istruzione adeguata per assumere le più alte cariche dello Stato.

Per mettere le mani avanti, si è, invece, accennato in sordina alle cosiddette « missioni di pace » che sono invece missioni militari, di guerra, in aperta contraddizione con la Costituzione italiana. Non ci sono dubbi quanto al valore dei nostri militari e alle capacità di intervenire efficacemente presso le popolazioni disastrate, a soccorrerle e a tessere relazioni umane di elevata qualità, il problema è che le missioni di pace, là dove c’è un conflitto aperto, sono poco credibili, estremamente disaggiate e comunque non vanno fatte sotto la bandiera dei guerrafondai del Pianeta. Se l’Italia vuole andare a fare delle missioni di pace, ci vada da sola previ accordi con i Paesi coinvolti, ma non soto l’egida di coloro che pretendono portare la democrazia con le bombe e con i carri armati. La democrazia è una conquista che viene dal basso, a furor di popolo, da coloro che lo decidono per il proprio Paese e con i propri concittadini, non è un massacro attuato da potenze straniere, questo è solo un sopruso, una guerra che copre di ignominia chi la pratica.

E’ assurdo e addirittura ridicolo parlare agli Italiani degli « alleati » verso i quali l’Italia avrebbe dei doveri. In ambito militare, l’Italia non ha alleati ma solo padroni che occupano capillarmente il territorio ed eliminano, anche fisicamente, coloro che disubbidiscono alle direttive,  il caso Calipari docet.

Sono cosciente del fatto che, secondo il pensiero dominante, queste affermazioni sono politicamente scorrettissime e potrebbero anche essere pericolose ma questa storia del « politicamente corretto » è una grande insulsagine poco o niente praticabile per uno spirito greco-latino, umanistico, per il quale « politicamente tutto è corretto » per definizione. Dopo tutto, la nostra vita non è solo nostra, appartiene al Mondo dell’epoca in cui viviamo al quale abbiamo il dovere di contribuire al meglio delle nostre capacità e possibilità.

Anna Maria Campogrande