Messaggio a Franco Frattini, Vice-Presidente della Commissione Europea
Oggetto: Il peggiore razzismo
Signor Vice-Presidente,
Mi riferisco a un invito diffuso per una manifestazione da Lei patrocinata cosí formulato: “First EU Day Against Trafficking in Human Being: INVITATION to the movie TRADE 15 October 2007 at 5 PM”
Pur ritenendo lodevole una tale iniziativa, mi chiedo perché una manifestazione italiana organizzata da italiani con la partecipazione del Vice Presidente Frattini deve essere annunciata in inglese. Siamo noi stessi a tagliarci l’erba sotto i nostri piedi, a mettere l’italiano in posizione secondaria rispetto alle lingue del suo stesso peso, quali francese, inglese e tedesco, e a confortare la Commissione Europea nel suo comportamento discriminatorio nei confronti dell’italiano e di tutti i cittadini europei di lingua madre italiana.
Non ci basta di essere arrivati ad avere dei servizi linguistici dello stesso peso di quelli di Malta, di non avere più l’italiano nelle conferenze stampa della Commissione, di non avere la traduzione italiana per i nostri esperti e i nostri Ministri che partecipano alle riunioni del Consiglio e della Commissione, continuiamo a incassare tutto e a disciplinarci parlando e scrivendo sempre nelle lingue degli altri e rendendo un pessimo servizio al nostro Paese e all’Europa perché in questo modo l’Italia non partecipa alla costruzione europea ma alla sua colonizzazione. Le istituzioni europee non fanno che bistrattarci, si parla addirittura di diminuire il numero dei parlamentari italiani al Parlamento europeo, sulla base di calcoli bislacchi, e nessuno protesta. La corrosione della presenza italiana e della sua influenza in seno al processo di integrazione dell’Europa, in questi ultimi anni, è stata un crescendo ed è diventata semplicemente intollerabile.
Non si tratta, ovviamente, di ostacolare la lingua, la cultura e l’influenza degli altri grandi Paesi si tratta, al contrario, di saper imporre la nostra, da pari. L’italiano non è soltanto una delle più importanti lingue di cultura dell’Europa, l’italiano, rispetto alla regolamentazione comunitaria in vigore, è, a tutti gli effetti, lingua ufficiale e lingua di lavoro delle istituzioni europee, perché dunque essere noi stessi i primi a disconoscerlo e a non applicare le regole vigenti ?
Dobbiamo avere il coraggio di prendere il posto che ci compete, di prenderlo tutto, di fondare la partecipazione dell’Italia al progetto europeo sulla nostra lingua e sulla nostra cultura che, in seno all’Europa, non è seconda a nessuna.
Il peggiore razzismo è proprio quello che rivolgiamo contro noi stessi.
Anna Maria Campogrande
Presidente di Athena
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