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Langues d'Europe

Lettera a Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica Italiana

Oggetto: Decreto legislativo sull’insegnamento dell’inglese.

Signor Presidente,

Mi permetto di rivolgermi a Lei, nella mia qualità di cittadina italiana, per chiederLe di non firmare il decreto legislativo in oggetto.

Aldilà delle numerose e importanti ragioni di carattere formativo e culturale che mi vieto di sviluppare per non abusare del suo tempo, desidero attirare la Sua attenzione su due argomenti che, a mio parere, non solo sconsigliano l'adozione del suddetto decreto ma lo rendono ingiusto

e umiliante, per I cittadini italiani, sul piano interno, e scorretto nei confronti degli altri Stati Membri, sul piano comunitario.

Sul piano interno, va rilevato che nessun Paese sovrano può rendere obligatorio lo studio di una qualsiasi lingua straniera senza porsi in una situazione di dipendenza nei confronti della potenza straniera alla quale quella lingua appartiene. Mi permetto osservare, Signor Presidente, che l'Italia non è una colonia degli Stati Uniti, o perlomeno non ancora. Sono infatti convinta che, prima che questo avvenga, i cittadini italiani scenderanno nelle strade e nelle piazze e si batteranno per la loro cultura e per la loro identità.

Sul piano degli impegni, nei confronti degli altri Stati Membri della Comunità Europea, questo decreto costituisce uno schiaffo nei confronti  dei Francesi, dei Tedeschi, degli Spagnoli e di tutti gli altri Paesi dell'Unione, I quali, a rigor di Trattati, potrebbero anche reagire trascinando         l'Italia in Corte di Giustizia.  Lo stesso decreto è, peraltro, anche lesivo nei confronti dei giovani italiani, il cui orizzonte, in termini di cultura, di studio, di lavoro, di residenza è ormai l'Europa tutt'intera. Ma, come determinare le proprie affinità, come  scegliere il proprio futuro, come

esercitare a pieno la cittadinanza europea se l'orizzonte è offuscato dalla lingua unica che instaura il pensiero unico, quello anglo-americano?

Questo decreto è iniquo perché mina alla base l'Europa in fieri e impedisce ai giovani italiani di diventare dei veri cittadini europei.

Signor Presidente, la prego, non lo firmi, chieda al governo di cambiarlo in un'ottica di solidarietà e di corresponsabilità nei confronti del progetto di integrazione europea nel quale siamo impegnati, pemetta ai giovani di operare le loro scelte, di determinare I propri orientamenti       culturali affinché l'Europa possa vivere e conservare il patrimonio comune della diversità linguistica e culturale che è la nostra vera ricchezza.

Voglia gradire, Signor Presidente, l'espressione della mia più alta stima e devozione,

Anna Maria Campogrande