Athena

Langues d'Europe

Lettera aperta a Romano Prodi, Presidente della Commissione Europea

Signor Presidente,

Sono spiacente di doverle segnalare che la marea nera dell'inglese ha raggiunto anche la geografia. Come lei stesso può verificare, nell'allegato, le carte geografiche dell'Europa si fanno ormai solo in inglese, a dispetto del fatto che esistono undici lingue ufficiali, tre lingue di lavoro e una lingua veicolare del luogo in cui siede la Commissione, il francese.

L'Italia con i suoi sessanta milioni di abitanti e anche il doppio, se si contano tutti, con il suo prestigio e la sua funzione di lingua franca in tutto il Mediterraneo, con il suo peso economico, politico, culturale, è diventata Italy. Con il tempo, se lasciamo fare, ci cambieranno anche i connotati, lei diventerà Valiantmen ed io Greatfild, con gravissimo danno non solo per la nostra identità linguistica e culturale ma per l'economia e il commercio del nostro Paese e per la cultura del mondo intero. Non si può far sparire l'Italia dalle carte geografiche senza essere coscienti dei danni irreparabili che questo comporta per tutti, non solo per gli Italiani.

Mi permetto segnalarLe che neanche alle Nazioni Unite, dove le lingue ufficiali sono rigorosamente diffuse e protette, l'inglese gode di una tale preponderanza. Eppure qui non siamo alle Nazioni Unite ma in un contesto di integrazione che esige rispetto, solidarietà e reciprocità.

Signor Presidente, i funzionari sono stanchi di questa evangelizzazione opprimente e costante in inglese a cominciare dall'informatica, attraverso la quale i servizi responsabili inviano, a tutto spiano, messaggi tecnici in inglese che una grande parte del personale non comprende bene. Abbiamo provato a protestare ma non c'è risposta alcuna. Sotto questo regime i funzionari non hanno più voce in capitolo. Ci sono servizi che pretendono lavorare solo in inglese. Chi lo ha deciso? E su quale base giuridica? Chi ha deciso, per esempio, che i documenti per i negoziati con i Paesi  in via di adesione si forniscono solo in inglese?

L'Europa, Signor Presidente, è uno spazio di culture complementari e omogenee il cui progetto è di realizzare un'integrazione armoniosa. l'Europa non è un continente in via di colonizzazione da parte degli Anglo/Americani. Siamo, invece, in presenza di forze occulte e centrifughe che utilizzano le strutture che l'Europa si è data per realizzare la sua integrazione, ad altri scopi e per interessi che sono in contrasto con l'integrazione europea.

E' sua responsabilità porre fine a questo stato di cose che non può essere ignorato ulteriormente. Signor Presidente, sotto il profilo linguistico, culturale, amministrativo, nella concezione stessa di Pubblica Amministrazione, garante dell'interesse generale, la Commissione sta vivendo in una situazione di abusi e di imposture. Lei non può permettere l'eternizzarsi di questa situazione di illegittimità. E' necessario stabilire una volta per tutte che l'inglese, nel contesto delle istituzioni europee e "a fortiori" negli Stati Membri è una lingua come le altre, non certo più importante del tedesco, del francese e dell'italiano, le quali sono le lingue dei tre grandi Paesi Membri fondatori il cui peso demografico, politico economico e culturale è alla base del progetto europeo.

Al punto in cui siamo, Signor Presidente, è necessario e urgente pensare a un codice di buona condotta per le lingue, non solo per la Commissione e per le altre istituzioni europee ma anche per gli Stati Membri, al fine di evitare il rischio di diventare tutti i "petits nègres" dell'Unione Europea sotto il giogo degli Anglo/Americani.

Gli europei se vogliono stare, e rimanere, insieme devono studiare le lingue dei Paesi Membri, e non solo le più facili ma anche e soprattutto le più difficili quelle che strutturano la mente e la personalità, in uno spirito di rispetto, di comunione e di reciprocità.

Sono a sua disposizione per qualsiasi iniziativa della Commissione in tal senso.

Voglia gradire, Signor Presidente, i sensi della mia più alta stima e i miei migliori auguri per l'importante lavoro che Le incombe,

Anna Maria Campogrande

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