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Lettera a Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri, Palazzo Chigi

Bruxelles, 12 Agosto 2004

Per Silvio Berlusconi
Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi

Signor Presidente,

Mi permetto inviarLe, copia di uno scambio di idee con dei colleghi,  tra cui anche una nota allo stesso Presidente Prodi, a proposito di una conferenza euromediterranea che si è svolta a Bruxelles e nel corso della quale l’italiano è stato discriminato a un punto tale che il discorso di Romano Prodi, pronunciato in italiano, è stato diffuso solo in inglese.

La situazione è gravissima e in mancanza di prese di posizione ferme, costanti e coordinate, non può che peggiorare, tenuto conto dei degradi causati dalle politiche recentemente messe in atto, sfruttando molto abilmente l’adesione dei nuovi Paesi, la buona fede degli Stati Membri fondatori e, nel caso degli Italiani, la loro dabbenaggine, sempre pronti, come  sono, a « facilitare » le situazioni, a parlare la lingua degli altri, ad essere simpaticamente dispersivi, scoordinati e poco attenti all’ interesse generale del Paese, distratti, perlopiù, da interessi minori, particolari e individuali.

Sotto i nostri occhi esterefatti il processo di integrazione europea si è  trasformato in un processo di colonizzazione dei Paesi più civilizzati e più ricchi del mondo. La situazione è grave a tal punto che degli europeisti convinti, come la sottoscritta, che hanno consacrato la loro vita all’integrazione europea, stanno diventando euro-scettici.

Nel nuovo assetto, che prenderà il via a partire dal primo Novembre 2004, con l’installazione della nuova Commissione, i grandi Stati Membri dell’Unione, gli stessi Paesi fondatori della Comunità Europea avranno un solo Commissario, come Cipro e Malta. L’Italia, in particolare, che si è lasciata spogliare in termini linguistici, di organigramma, di realizzazione di progetti e, soprattutto, di partecipazione effettiva al processo di integrazione in corso, conterà sempre meno con grande danno per tutti i cittadini italiani e per l’Europa nel suo insieme.

Esiste ancora un margine di manovra ma è necessario agire molto in fretta, in vista dell’installazione del nuovo Parlamento, della nuova Commissione, del nuovo Presidente della Commissione, che dovrebbe essere sensibilizzato, allo stesso titolo del nuovo Commissario italiano e di tutti i membri italiani del Parlamento Europeo, sulla questione linguistica e, più in generale, sull’effettiva partecipazione italiana alla costruzione della nuova Europa.

Il Governo italiano, che sia di destra, di sinistra o di centro, la qual cosa mi è del tutto indifferente in questo contesto, deve disattivare il sistema di concentrarsi a regolare, in priorità, certi casi particolari e specifici, per far andare avanti un manipolo di raccomandati che, nella maggior parte dei casi, non tiene in alcun conto il fatto che, in seno alla pubblica amministrazione, è l’interesse generale che ha priorità, su tutto. Il Governo italiano, come quello di tutti i Paesi che riescono ad avere un’ influenza sul processo di integrazione in corso, deve avere una politica d’insieme, possibilmente concertata anche con l’opposizione, al fine di conferirle continuità. Mi rendo perfettamente conto delle difficoltà di questo tipo di approccio per un Paese come l’Italia dove molti partiti, invece di fare programmi e preoccuparsi dell’interesse generale, hanno comportamenti settari. Il problema è che se non si riesce a conciliare, in qualche modo, le forze politiche esistenti, l’Italia non potrà mai svolgere, a pieno, il ruolo che le compete. Desiderei potermi intrattenere con Lei su questo argomento e sono disposta a recarmi a Roma, o in qualsiasi altro luogo, per poterLa incontrare.

In collaborazione con il sindacato di funzionari della Commissione Europea “Action et Défense”, sto preparando la creazione di un’associazione per la difesa delle lingue ufficiali degli Stati Membri, che potrebbe avere un importante impatto sulla Commissione e sulle altre istituzioni e rendere possibile un regolamento equo e giusto della questione linguistica.  Più di qualsiasi altra lingua l’ialiano ha bisogno di un appoggio sicuro, concreto e stabile, da parte delle autorità italiane, in mancanza del quale resteremo per sempre i Cenerentoli dell’Europa.

Spero avere un cenno da parte Sua e Le invio cordiali saluti,

Anna Maria Campogrande